Qual è la differenza tra accento e apostrofo? Come facciamo a distinguerli? E perché è importante scrivere correttamente? Scopriamolo insieme e impariamo qualche piccolo trucco per evitare gli errori.
Perché è importante scrivere correttamente?
Un testo chiaro, scorrevole e corretto sia dal punto di vista del contenuto sia dal punto di vista dello stile ha in sé una grande potenzialità: quella di essere capito al volo e di arrivare in modo diretto alla mente (e al cuore) del lettore. E se il lettore capisce subito ciò che sta leggendo, troverà piacevole continuare la lettura… fino al punto da affezionarsi.
Al contrario, un testo sgrammaticato e poco curato trasmette una scarsa attenzione nei confronti del lettore e risulta difficile da capire. E se il lettore fa fatica a seguire il discorso, dopo le prime righe abbandonerà la lettura…
Ecco perché è importante scrivere correttamente, e se vuoi che ciò che scrivi sia apprezzato dai tuoi lettori, devi cesellare il testo sia nello stile che nel contenuto, rileggendolo più volte sotto diversi punti di vista e controllando scrupolosamente che non ci siano errori grammaticali.
Accento e apostrofo: qual è la differenza?
Uno degli errori più comuni in cui si inciampa nella scrittura è confondere l’accento e l’apostrofo, due segni grafici che non si equivalgono e che hanno ruoli differenti. Solo per fare qualche esempio, capita spesso di scrivere perche’ con l’apostrofo invece di perché con l’accento, oppure un’uovo con l’apostrofo, quando invece non serve. E allora facciamo chiarezza ed eliminiamo ogni dubbio.
L’accento serve a segnalare che una determinata vocale deve essere pronunciata in modo più intenso rispetto alle altre. Nell’italiano scritto non si indica la vocale accentata per ogni parola, però l’accento è obbligatorio quando la vocale accentata è quella finale (come nel caso di farò o perché) ed è consigliabile quando serve a distinguere le parole omografe, ossia parole che senza l’indicazione dell’accento sono scritte esattamente allo stesso modo (come nel caso di prìncipi e princìpi).
L’apostrofo è invece il segno dell’elisione, ossia della caduta della vocale finale di una parola davanti a un’altra parola che comincia anch’essa per vocale. Facciamo un esempio? Nell’espressione una anatra (difficile da pronunciare e cacofonica per le due a vicine), la a finale di una cade, si aggiunge l’apostrofo ed ecco nascere… un’anatra.
Accento acuto e accento grave
Esistono due forme di accento: l’accento acuto e l’accento grave. L’accento acuto (´) indica un suono chiuso (come in bótte o in pésca), mentre l’accento grave (`) indica un suono aperto (come in bòtte o in pèsca). Questi segni sono talmente importanti che non solo indicano come pronunciare correttamente una parola, ma in molti casi servono anche a distinguere una parola da un’altra. Con pésca, per esempio, si indica l’attività di catturare i pesci, mentre con pèsca si indica il frutto.
Sulle vocali e o l’accento può essere acuto (é ó) oppure grave (è ò). Sulle vocali a, i, u l’accento è (quasi) sempre grave (à ì ù); fanno eccezione pochissime parole, come Perú, in cui l’accento è acuto.
Un’ultima cosa: le sillabe su cui cade l’accento si dicono toniche mentre le sillabe non accentate si dicono àtone.
Qualche trucco per non confondere accento e apostrofo
- L’accento va sulle vocali mentre l’apostrofo va tra una parola e l’altra.
- Se l’articolo un è seguito da una parola femminile che comincia per vocale, serve l’apostrofo, altrimenti no. Quindi, quando l’articolo un è seguito da una parola che inizia per vocale, bisogna controllare se tale parola è maschile o femminile e scrivere l’apostrofo solo se la parola è femminile.
- Un po’ si scrive con l’apostrofo, non con l’accento. Un po’ deriva infatti da un poco e si è passati a un po’ per la caduta (o meglio, il troncamento) di -co. L’apostrofo è il segno di tale troncamento. Attenzione a non confondere un po’ con il nome del fiume Po, che si scrive senza apostrofo e senza accento!
- Qual è si scrive senza l’apostrofo. Non si tratta infatti di un caso di elisione ma di un caso di apocope, ossia lo stesso fenomeno che sta alla base di espressioni come man mano e fior fiore. Nell’apocope, la lettera (o la sillaba) finale di una parola cade davanti alla parola seguente, generalmente per rendere la pronuncia più musicale.
- Qua e qui non vogliono l’accento, là e lì invece sì. Sapete perché? Ecco la risposta: i monosillabi vanno generalmente scritti senza accento, tranne nei casi in cui l’accento è necessario per distinguerli da altre parole che si scrivono allo stesso modo ma che hanno significato diverso. Senza l’accento, non si riuscirebbero a distinguere gli articoli la e li dagli avverbi là e lì.
A te la parola!
C’è qualche argomento della grammatica italiana sul quale ti piacerebbe saperne di più? Scrivimelo nei commenti e cercherò di dedicargli un post!