Le norme redazionali sono un insieme di indicazioni che servono a uniformare un testo o una serie di testi legati tra loro e sono fondamentali sia nel caso di un singolo libro o di una serie di libri (per esempio una collana) sia nel caso di testi on line come gli articoli di un blog. Sono utilissime sia per chi lavora in una casa editrice sia per chi ha scelto di pubblicare in modo autonomo, come nel self publishing.
L’importanza delle norme redazionali in editoria
Le norme redazionali servono a dare uniformità e coerenza al testo, e a sua volta l’uniformità del testo trasmette al lettore un ordine redazionale e mentale che dà valore a un libro, a un blog o a qualsiasi altro scritto.
Ogni casa editrice ha le proprie norme redazionali, che servono a fare in modo che tutti i libri pubblicati da un editore seguano gli stessi criteri. Quando una casa editrice decide di pubblicare un libro, fornisce le proprie norme redazionali sia agli autori sia ai redattori che revisioneranno il testo, in modo che tutti si attengano agli stessi princìpi. Le norme redazionali sono fondamentali anche nel self publishing: in questo caso, il compito di stilare le norme redazionali spetta all’autore stesso.
Quali aspetti regolano le norme redazionali?
Le norme redazionali non riguardano le regole grammaticali, che non sono mai messe in discussione né dalle case editrici né nel self publishing, ma si occupano di aspetti della lingua che possono essere trattati in modi differenti senza incorrere nell’errore. Eccone alcuni:
- Abbreviazioni. Ci sono termini che possono essere scritti sia per esteso sia con un’abbreviazione, come per esempio secolo/sec., metri/m, eccetera/ecc.
- Date. Le date possono essere scritte in diversi modi: 8 dicembre 2015 può essere scritto anche 8-12-2015 e 8-XII-2015, mentre quando ci si riferisce agli anni Sessanta, si può anche dire anni ’60.
- Maiuscole e minuscole. Questo punto si concentra su termini che possono essere scritti sia con l’iniziale maiuscola che con l’iniziale minuscola. Ne sono un esempio le correnti artistiche (dadaismo/Dadaismo), i periodi storici (fascismo/Fascismo), le guerre (Prima Guerra Mondiale/Prima guerra mondiale/prima guerra mondiale), le religioni (buddhismo/Buddhismo), i termini geografici (Mar Mediterraneo/mar Mediterraneo) e così via.
- Uso del corsivo per i termini stranieri. Solitamente il corsivo viene utilizzato per i termini stranieri che non sono ancora entrati a far parte stabilmente della lingua italiana. Per fare un esempio, termini come film, backup o cocktail, che fanno ormai parte della lingua italiana, si scrivono solitamente in tondo, non in corsivo.
- Uso delle virgolette nei dialoghi. A questo argomento è dedicato il prossimo paragrafo.
In tutti questi casi, non è un errore usare una forma piuttosto che un’altra, l’importante è scegliere un’unica forma e applicarla costantemente. Le norme redazionali delle case editrici danno indicazioni precise e univoche per ognuno di questi punti, fornendo per esempio un elenco dettagliato dei termini stranieri da scrivere in corsivo. Nel caso del self publishing, sta all’autore decidere caso per caso.
L’uso delle virgolette nei dialoghi
Nella lingua italiana ci sono tre tipi di virgolette:
- Virgolette basse o caporali (« »)
- Virgolette alte doppie (“ ”)
- Virgolette alte semplici (‘ ’)
Le norme redazionali stabiliscono quali virgolette usare nei dialoghi. Alcune case editrici utilizzano le virgolette basse, altre preferiscono le virgolette alte doppie, mentre le virgolette alte semplici sono solitamente usate all’interno delle virgolette alte doppie per riportare un discorso diretto all’interno di un altro discorso diretto. Eccone un esempio: Sua sorella aggiunse: “Tu dici: ‘Ti ho visto’ ma io ti rispondo: ‘Non è possibile!’ ”. Ci sono anche editori che invece delle virgolette adottano il trattino medio o lungo: –Dimmi la verità.
Le virgolette devono sempre aprire e chiudere un dialogo. Se si utilizza il trattino, invece, ci sono casi in cui non serve ripeterlo in apertura e in chiusura del dialogo; in questi casi, il dialogo si apre con il trattino e si chiude solitamente con un punto. Le norme redazionali stabiliscono anche come usare i segni di punteggiatura in presenza delle virgolette. Alcune case editrici, per esempio, inseriscono il punto finale all’interno delle virgolette («Dimmi la verità.») mentre altre lo preferiscono all’esterno («Dimmi la verità».).
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